Come avrete già capito dal primo pezzo su questo blog, sto abbastanza in fissa coi portieri che provano a segnare. Ancora di più sto in fissa con quelli che ci riescono, tipo Begovic, che per chi non lo sapesse ha realizzato il gol “più lungo” di sempre, e da allora è il mio portiere preferito.
I portieri ogni tanto segnano anche se indossano i guanti, insomma. Succede, come è successo ad esempio a Brignoli in quell’assurdo Benevento-Milan di un paio d’anni fa. E poi è successo a Taibi, ad Amelia, al goleador Rogerio Ceni e a tanti altri che, da estremi difensori, in un modo o nell’altro hanno trovato il modo di segnare, chi più, chi meno.
Ce ne sono altri, però, che per segnare hanno deciso di togliersi i guanti e di sporcarsi le mani: è il caso ad esempio di Marco Ballotta e di Stefano Sorrentino, che dopo il loro ritiro dal calcio professionistico si sono cimentati nelle serie minori proprio come attaccanti. Ho provato a confrontare i loro percorsi, cercando di capire chi tra loro due sia stato più forte come attaccante.
Marco Ballotta
Ruoli ricoperti: prima punta
Gol segnati: molti, conto perso
Abilità sui calci di rigore: 9/10
A chi somigliava: ad un attaccante qualunque di Prima Categoria
Dopo aver detto addio alla Lazio all’età di 44 anni, Marco Ballotta (classe 1964) ha giocato fino al 2020 nelle categorie inferiori, alternandosi tra la porta e l’attacco, segnando parecchio tra rigori e gol su azione. Di video-testimonianze chiare di lui in attacco non ne ho trovate, su YouTube solo un paio di video con lui in porta, che quindi per la mia ricerca non valgono, come non valgono neanche le apparizioni come portiere volante nei tornei calcio a cinque.
In generale, comunque, si parla molto di lui perché ha giocato davvero oltre i 50 anni, segnando molto: ci sono diverse testimonianze del Ballotta-giocatore, come questo articolo sul quale campeggia un immagine di Ballotta in campo, e dove viene raccontato un gol su rigore dell’ex portiere della Lazio.
Per capire che attaccante è stato si può quindi fare affidamento a qualche immagine, ad articoli e ai suoi virgolettati, che non mancano. Il sito Goal.com ha raccolto molte delle dichiarazioni di Ballotta degli ultimi anni. Le parole più significative a mio avviso sono quelle espresse ai microfoni de Il Posticipo, dove Ballotta ha parlato del suo rapporto con la porta avversaria:
Avendo giocato fra i pali so come muovermi da attaccante quando arrivo davanti alla porta. Fare il centravanti è sempre stato il mio pallino. Volevo togliermi questa soddisfazione a fine carriera. Non ho mai fatto goal da professionista, ma quando ho smesso ci sono riuscito
Per Ballotta, oltre ai virgolettati, parlano i numeri: alla sua prima esperienza nella seconda carriera da attaccante ha segnato 24 gol in 37 presenze al Calcara Samoggia, in Prima Categoria. Poi qualche infortunio lo ha frenato, negli anni successivi ha continuato a girare in diverse squadre, alternandosi tra porta e attacco.
Il cerchio si chiude l’anno scorso: Ballotta ritorna al Castelvetro, squadra nella quale aveva già militato qualche anno prima, ricoprendo nel 2019/2020 i ruoli di presidente, DG, preparatore dei portieri e terzo portiere. Ancora oggi, su Transfermarkt, Ballotta viene indicato come portiere del Castelvetro: credo sia l’unico giocatore ancora in attività a 56 anni. E chissà, potrebbe tornare anche in attacco, a breve.
Stefano Sorrentino
Ruoli ricoperti: prima punta/esterno d’attacco
Gol segnati: 2
Abilità sui calci di rigore: non definita, ma di sicuro ne parava molti
A chi somigliava: a Leonardo Pavoletti tra 10 anni
Altra storia romantica: ripercorrendo le orme di Marco Ballotta, anche Stefano Sorrentino si è ritirato da portiere per poi ricominciare dalla Seconda Categoria col Cervo, squadra allenata da suo padre. Già questo basta per far scendere la lacrima, la storia acquista mitologia quando si viene a sapere che Sorrentino in Liguria non giocherà come portiere, ma come attaccante.
Sorrentino esordisce con il Cervo il 9 febbraio del 2020 ed è subito decisivo: numero 11 sulle spalle, entra, si fa ammonire, poi serve un assist e infine segna di testa il gol vittoria al minuto 89. E di questo gol c’è anche il video:
Dopo la rete c’è l’esultanza pazza, la corsa senza freni come raramente gli è capitato di fare in carriera, sempre confinato tra i due legni. Un gol che lo ha liberato dal giogo della porta e lo ha lanciato verso un luminoso, seppur breve, futuro da attaccante di Seconda Categoria. Sul profilo Instagram di Sorrentino ci sono foto dello spogliatoio in festa con tutti pischelli che abbracciano Sorrentino coi capelli bianchi.
Va bene, ma questo è pur sempre un confronto con Ballotta, quindi cosa ha Stefano in più rispetto a Marco? Ce lo dice Sorrentino senior, in un certo senso:
Il padre dice di schierare il figlio come esterno (mi sono immaginato Sorrentino che corre sulla fascia come Leao, che bellezza), quindi Stefano Sorrentino è anche poliedrico: punta centrale o ala, all’occorrenza Stefano può variare e diventare un’arma in più contro le difese della Seconda Categoria.
Come vedete la squadra non è più il Cervo: nel giugno del 2020 i Sorrentini si sono trasferiti insieme alla Torinese, il padre sempre come allenatore, il figlio sempre come punta. E ha segnato di nuovo, nella vittoria per 1-3 sul campo del Pienezza. In una video-testimonianza di quel giorno si vede Sorrentino col numero 20 sulle spalle incitare i suoi giovani compagni di squadra.
Sorrentino ha poi definitivamente detto addio al calcio giocato, di lui resterà una breve e scintillante parentesi da attaccante. Della sua esperienza mi è rimasta impressa soprattutto un’intervista concessa dopo il suo primo gol col Cervo: Sorrentino è in mezzo a un campo mezzo disastrato come tutti i campi di Seconda Categoria; la telecamera si muove, sullo sfondo si vedono sedie di plastica bianca; intorno ci sono dei bambini che giocano e che per poco non lo copliscono in testa col pallone.
Nessuno sponsor, niente stadi né microfoni o telecamere: solo il calcio al suo stato primordiale. E Sorrentino che dice laconico: «Il calcio è divertimento, un bellissimo sport: dobbiamo tutti quanti divertirci, perché ci sono problemi più gravi, ed è meglio lasciarli da parte».
Ok, ma chi è stato più forte in attacco tra Ballotta e Sorrentino?
Beh, insomma, è difficile dirlo: Ballotta ha giocato molto più a lungo come attaccante e ha segnato di conseguenza più di Sorrentino, che però dalla sua ha una media gol/partite giocate ottima, avendone segnati due in sole quattro apparizioni. Sorrentino, in oltre, come visto in attacco può ricoprire almeno due ruoli, mentre Ballotta ha giocato solo come prima punta, a quanto ne sappiamo.
Possiamo quindi dire che Ballotta è la punta sulla quale fai affidamento tutta la stagione: sai cosa può garantirti, gli puoi affidare un calcio di rigore, difficilmente ti deluderà. Perché lui i portieri li conosce bene, quindi sa anche come si fa a segnargli.
Chi punta su Sorrentino invece sceglie l’incoscienza tipica della gioventù (!), la voglia di giocare in tutti i ruoli d’attacco, anche da esterno, per puntare l’uomo e per saltarlo, per provare a mettere in pratica quelle cose che ha avuto modo di vedere solo da diversi metri di distanza, quando giocava in Serie A, o in Spagna o in Grecia.
Insomma, come tutte le domande pretenziose neanche questa ha una risposta, e forse è giusto così: Ballotta e Sorrentino sono stati due grandi attaccanti di categorie inferiori, ognuno a suo modo. Personalmente spero di vedere in futuro anche altri portieri prendere questa strada. Perché se decidi di diventare attaccante a quarant’anni e dopo una vita passata in porta, significa che giochi davvero per divertirti: il lato più bello, più puro e più bambino del calcio, che in fondo resta sempre un gioco.
(Immagine di copertina by Sbiadited)