Ok, Roberto Gualtieri ha vinto, la sinistra si riprende la Capitale, eccetera, eccetera. Però, in una città mondana come Roma, quello che conta veramente non è chi vince o cosa si vince, ma come si festeggia. Ecco: ieri, dopo aver avuto la certezza del successo, Gualtieri ha organizzato una festa in Piazza Santi Apostoli. E credo che il suo staff, nella scelta della playlist, abbia attinto dal mio Spotify.

Daniele Silvestri, ma pure Margherita Vicario, ma pure tutti gli altri: Gualtieri mi ha hackerato Spotify

Questo tweet me l’ha inviato un mio amico, che evidentemente mi conosce bene. Mi ha detto: è il tuo iPod. Ho iniziato a scorrere e, canzone dopo canzone, è salito sempre di più il sospetto che lo staff di Gualtieri abbia effettivamente hackerato il mio Spotify.

Queste, infatti, sono le canzoni che ascolto tipo tutti i giorni, alcune delle quali anche abbastanza di nicchia, tipo Qualcosa cambia del mio amato Daniele Silvestri (presentissimo in Alberi di plastica) (sì, tutto ‘sto articolo solo per spingere un po’ il libro).

Ma c’è di tutto: Alex Britti che mi piace un botto, Ariete, Mannarino, i MANESKIN (mia fissa recente), Achille Lauro, Fulminacci, Tommaso Paradiso, Max Gazzè, BRUSCO. Alzo le mani solo su Luca Barbarossa: lì, evidentemente, su Spotify mi era partito inavvertitamente il cuore salva-canzone.

Solo leggendo questo pezzo sul Foglio ho capito il minimo comune denominatore: sono tutti cantanti romani. A parte We Are The People cantata da Bono Vox, che però vabbè: era la sigla degli Europei. Vinti dall’Italia. It’s coming to Rome, eccetera, eccetera.

Questa non ce l’avevo su Spotify. Ora però mi sa che la aggiungo ai preferiti.