E così stasera si chiude un anno sciagurato: nessuno dimenticherà il 2020, queste quattro cifre che si ripetono, due venti che si accavallano e fanno a cazzotti. Ci ha preso a pungi, ‘sto 2020, inutile girarci intorno; eppure abbiamo retto, e ora cominciamo questo nuovo anno con un po’ di speranza. Non è poco.
Insomma, non c’è molto da salvare degli ultimi dodici mesi, ma io ci provo comunque: da inguaribile ottimista mi guardo indietro e vedo del buono, e quindi voglio ricordarlo, sottolinearlo, metterlo in risalto nell’ultimo giorno. Accendo una stellina e illumino dieci cose passate: le salvo tutte, in ordine sparso.
- Alberi di plastica, e lo metto in cima perché chi mi conosce sa quanto sia stato importante, per me: era un mio sogno e l’ho realizzato, in un contesto particolare e folle, ma l’ho realizzato ed è stato meraviglioso. Questo libro mi ha dato tantissimo, sicuramente più di quanto io abbia dato al mondo della letteratura. Ho ricevuto tantissimo affetto e continuo a togliermi soddisfazioni: non potevo chiedere di più;
- Un primo lockdown passato in famiglia: insomma, è stato strano e particolare, ma poteva andarmi decisamente peggio. Sono stato confinato in casa per tre mesi con Alessandro e Francesca, che per me sono praticamente familiari aggiunti. Non sono volati piatti ed è stato un traguardo, ma avevo pochi dubbi. A loro va il mio grazie per aver alleggerito un periodo tosto;
- Periodo tosto anche perché ero senza Emma, tornata in Francia con tanto di operazione alla schiena da affrontare. Questo è uno dei rimpianti più grandi del 2020: non esserci stato nel momento più delicato per lei. Per fortuna è andato tutto bene, ci siamo rivisti, abbiamo recuperato tutti i giorni persi. La lontananza mi ha dimostrato ancora di più quanto sia forte il nostro legame, e quanto io sia fortunato ad averla incontrata. Finire il 2020 con lei è tutto, per me.
- Tra tutto questo marasma di cose salvo anche i traguardi degli amici: non li cito uno per uno ma loro sanno, c’è chi si è laureato, chi ha trovato un altro lavoro, chi ha compiuto passi importanti. Mi sono emozionato per ognuno di loro, perché gli voglio bene e si meritano tutto. Lo dico perché sono di parte, ma anche perché sono tutti bravi e forti e bellissimi (anche se non quanto me).
- I colleghi (ma soprattutto amici) Fabio, Luca e Silvia, che mi hanno alleggerito giornate di lavoro a distanza altrimenti interminabili. Faccio parte di quella categoria di persone fortunate che non hanno ricevuto scossoni lavorativi in questo anno particolare, ma lo smart working può essere pesante per chi come me ama interagire, ridere e scherzare dal vivo, giocare a biliardino, mangiare insieme. Grazie soprattutto a loro tre è tutto più facile, ogni giorno.
- Il Milan! Un 2020 assurdo per la mia squadra del cuore, che mi ha fatto esultare come non mi capitava ormai da anni. E insieme al Milan metto ComunqueMilan: ho iniziato a collaborare con articoli, dirette, commenti, idee condivise, tante risate. Ho conosciuto molte nuove persone, mi sono divertito tantissimo. Far parte di quella realtà è sicuramente una gioia e un onore (e loro sanno di che tipo di ONORE parlo).
- La voglia di mettersi in gioco di mio padre: si è candidato di nuovo alle elezioni comunali, a sessant’anni suonati, dimostrando un amore per la politica senza senso, illogico. La domanda principale era: ma chi te lo fa fare? Ora lo guardo e lo so, chi glielo ha fatto fare: la passione, una cosa che se sei bravo non perdi mai, nonostante il passare degli anni.
- Le nuove amicizie, che non sono state poche: per un motivo o per un altro mi sono trovato a conoscere nuove persone interessanti, che mi hanno arricchito e che mi porto dietro con piacere, da questo 2020, sperando di poter passare più tempo con loro quando tutto tornerà alla normalità.
- La nuova casa: ci siamo trasferiti in una zona che conoscevo già, sono ancora a Roma e sono contento. Mi trovo bene in questa dimensione più grande, torno al paese sempre con piacere ma sento che la mia vita oggi appartiene a queste vie, a questi quartieri, a questa città. Non so dove vivrò da qui a dieci anni, ma per ora so’ romano e va benissimo così.
- Questo blog: oh, beh, carino no? Cioè, potrei curarlo di più, scrivere altre cose, portare avanti più rubriche, ma alla fine manco male, dai. Ci risentiamo qua sopra, nella speranza di rivederci presto dal vivo, e di brindare, ridere, scherzare, abbracciarci, giocare a biliardino, eccetera. Ce lo meritiamo, dopo ‘sto 2020 che stasera finisce. Finalmente.
Foto di copertina: la vista dal giardino della mia vecchia casa romana. Per molti giorni, da marzo a giugno, quello spicchio di cielo è stato fonte di conforto e speranza. Non lo dimenticherò, né nel 2021 né mai.